Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/113

Da Wikisource.

figlia maggiore del duca di Saint-Cassan, amica intima della famosa nipote del principe Talleyrand.

Paolina non era così bella che la duchessa di Dino, ma era altrettanto ardita ed intraprendente. Si susurrava chiotto chiotto nei saloni che ella arrivava dove altre, infinitamente più belle di lei, non avrebbero osato collocare neppure una speranza, e che, aggiungendo la vivacità caustica del suo spirito e la distinzione delle sue maniere ad una solida istruzione, spigolata nell’esilio, ella avrebbe potuto pretendere a passare per letterata — se non avesse preferito di essere una civetta.

Il principe di Lavandall s’invaghì di lei e la sposò.

E si fece correre il rumore che l’imperatore Alessandro — il quale l’aveva veduta a Vienna, in casa del principe di Talleyrand — lo avesse spinto alle nozze.

Di questa unione, dopo un anno o due, nacquero due gemelli: Pietro ed Alessandro di Lavandall.

Pietro, venendo al mondo il primo, godè del rango di primogenito, e, poco dopo, del titolo e dei diritti della sua nascita, alla morte del padre.

Quantunque gemelli, i due bambini si rassomigliavano poco.

Al fisico, la dissomiglianza consisteva unicamente nella gradazione del colore dei capelli — cui Pietro aveva scuri e Alessandro di un biondo dorato — e forse anche nel colorito — cui il primogenito aveva pallido ed il cadetto molto animato. Ma al morale, questa dissomiglianza era più profonda.

Pietro era un sognatore. Egli amava la solitudine; aveva un carattere fermo; un coraggio freddo; una grande tenacità di volontà. E’ si mostrava poco aperto. Più esatto al compito cui si assegnava egli stesso che a quello cui gli si avrebbe voluto imporre. Poi, calmo fino alla mollezza.

Alessandro, all’incontro, era rumoroso, metti-brighe, pigro. Sempre dietro a gonne di pettegole, con le mani nelle cameriere. Sempre a bisdosso di un cavallo, od un fucile alla mano. Abborriva i libri. Amava la danza; folleggiava per i piaceri; dava volentieri degli scappellotti; e quando non lo si trovava nei boschi a snidare gli orsacchi, i lupi, i nidi di aquila, si era certi trovarlo nella sala d’armi.