Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/120

Da Wikisource.

La duchessa di Saint-Cassan e la sua cugina, la vecchia contessa di Cars, non si accordavano riposo — tanto l’impazienza del giovane principe era grande. La domenica seguente si fecero i tre bandi a S. Tommaso d’Aquino. Gl’inviti si spiccarono.

Due giorni più tardi, incontrandosi nei saloni dei Faubourg, la gente si diceva, di un tuono dolce ed insinuante:

— Non sapete? Il matrimonio di Lavandall è ito in malora.

— Come! rotto?

— Positivamente.

— Impossibile.

— Sì vero, che il principe è partito per Roma.

— Via, via! l’ò visto ieri sera, ed abbiamo anzi parlato dei suoi sponsali.

— Ciò può essere. Pertanto, ieri sera stessa, egli ebbe un colloquio col suo futuro suocero. La conversazione fu corta e secreta. Dopo che, il conte di Perceval, pare, ritirò la sua parola — ed il principe è partito stamane.

— Tutto codesto è vero — intervenne a dire il conte di Nubo. Il povero conte francese ha rifiutato la mano della sua figliuola al ricco principe russo. E questi corre le poste in questo momento sulla strada di Marsiglia. Che occorse egli fra quei due uomini? Alcuno nol sa; neppure la fidanzata. Alcuno nol saprà mai, forse.


Lo scacco subito, i commentari ingiuriosi che ne seguirono e circolarono, ferirono al vivo il principe di Lavandall. Visse a Roma un anno, senza vedere un’anima, tranne papa Gregorio XVI — che era un maiale — e che lo ricevè una volta ed andò a visitarlo due, nella di lui villa vicino Albano.

Il papa vi pranzò anzi, perchè Gregorio amava desinar bene, ed in casa Lavandall si faceva lauta mensa.

In questo frattempo, la madre del principe — la quale si era rimaritata ad un giovane conte polacco — capitò a Roma ed andò ad istallarsi in casa del figlio, verso il Pincio.

Tutto al contrario del principe di Lavandall — che scansava il mondo — la madre lo attirava intorno a lei a grossi fiotti.