Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/121

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Il principe Pietro si trovò di nuovo, dunque, malgrado lui, in mezzo alla società. La collera, del resto, era passata; il cordoglio si era calmato.

Egli cominciò, nonpertanto, a trovare i balli dei principi romani insopportabili; i desinari dei cardinali grossolani; gli spettacoli stolidi. Le feste di sua madre lo stancavano meno. Imperciocchè, se sua madre invitava l’aristocrazia romana e straniera, egli invitava nel tempo stesso, da parte sua, gli artisti e gli scienziati.

Ecco come codesto era avvenuto, con grande scandalo delle principesse romane — le quali non ricevono gli artisti ed i letterati che nei loro boudoir, dicesi, in un’altra camera più particolare, dicevan dessi.

Per fare eseguire un busto di suo padre, il principe Pietro aveva visitato lo studio di uno scultore francese, Filippo Mortier, che gli era stato indicato come uomo di rara abilità. Andando all’atelier, gli era capitato due o tre volte di non trovarvi lo scultore. Però aveva parlato con la sorella di lui, madamigella Aurora — la quale pingeva il ritratto in miniatura della principessa di lui madre — oggi contessa Soblowiski.

Madamigella Aurora, a vero dire, lasciava molto a desiderare, quanto a capacità d’artista. Ma ella pigliava il passo e precedeva di più tappe, anche le donzelle le più felicemente dotate, quanto a spirito ed a bellezza.

Ella ne aveva più, di entrambi, che tutte le principesse romane fuse insieme.

Il principe di Lavandall — forse contrariato la prima volta di non incontrare lo scultore e d’incontrare sua madre — ne fu ammaliato la seconda volta. Di poi, egli non si recò più allo studio che quando Filippo e la principessa non vi erano.

Il principe Pietro invitò alle sue feste lo scultore e la sorella, e qualche altro artista di Roma.

Arrivò ciò che era inevitabile.

Il principe — anima tenera ed affettuosa, uomo solitario e di natura timida — s’infiammò di madamigella Aurora, la quale, scaltraccia! restò ben calma da parte sua. Gli era in ogni modo savio, nel posto di quella savia damigella. Imperciocchè, che poteva ella aspettarsi dal principe di Lavandall, se non di divenire la sua amica?