Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/153

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— Alcuna. La morte d’uno dei due.

— Pietro, vuoi tu ascoltarmi un minuto?

— In guardia — gridò il principe mettendosi in guardia. Nella nostra famiglia non v’àn vigliacchi.

— Un solo minuto — replicò il conte — una sola parola...

— In guardia, ti dico — gridò il principe di nuovo, fendendosi.

Alessandro si pose in guardia, e lasciò l’assalto al principe.

Questi era destro, lesto, abile; ma la sua mano vacillava per debolezza. Alessandro parò. Avrebbe potuto disarmare a piacere ed uccidere suo fratello: nol volle. Non volle neppur troppo stancarlo. Fece una finta di coupé, ma assai larga, per lasciare il suo petto scoverto. Il principe allungò un colpo dritto, e forò suo fratello da banda a banda.

Alessandro cadde.

Il principe abbandonò la guardia della spada, volse le spalle, salì a cavallo e mormorò:

— All’altra, adesso.

E disparve.

Un minuto dopo, chiamava i famigliari del conte con la briska.

Venti minuti dopo, giungeva al villaggio d’Imazoff, dove Maud l’aspettava nella berlina.

Quando ella vide arrivar suo marito, il sembiante stravolto, lo sguardo feroce, gli occhi fuori dell’orbita, tremante di tutte le membra, comprese che un avvenimento tragico erasi compiuto, e svenne.

Il principe, avvicinandosi alla berlina ed aprendola, per annunziare a sua moglie l’assassinio cui veniva di commettere, non trovò che un corpo agghiacciato nelle braccia della cameriera.

Egli rinchiuse precipitosamente la vettura, e gridò ai postiglioni:

— Guida tripla: strada di Francia.

Poi entrò nell’altra berlina con Ivan, e seguì.