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Il principe si volse in seguito al dottore di Nubo e gli disse:
— Domani, io mi batto in duello. Passerò a prendervi alle 7. Voi sarete il mio secondo ed il mio medico.
— Con chi vi battete voi, principe? — dimandò il dottore, un po’ imbarazzato.
— Con mio fratello — rispose il principe. Voi volevate conoscere il veleno segreto che rodeva la mia vita, eccolo: Mio fratello ama mia moglie — che non è stata giammai mia moglie — e che l’ama pure. Io credeva averlo ucciso in Russia. Egli risuscita per venirmi a dire «Io amo Maud. Bisogna ricominciare.» Capite, adesso? Noi ricomincieremo. A domani.
— Ma, principe — balbettò il dottore — non vi sarebbe dunque modo...
Il principe lo fulminò del suo sguardo carico di disdegno, di disprezzo e di alterigia, e replicò:
— A domani. Io vi domando i vostri servigi in caso di disgrazia; non i vostri consigli e la vostra mediazione. Verrete voi?
— Sono ai vostri ordini, principe — sclamò il dottore.
Il principe di Lavandall partì, ripassò per la piazza Vendôme e mandò Ivan a lasciare la lettera alla porta del conte Alessandro, poi rientrò al palazzo tardi.
Maud era a letto. L’emozioni della giornata l’avevano di molto stancata.
Sarah e Tom andarono per nuove. Ivan, al solito, si tacque. Il cocchiere del principe raccontò l’itinerario e dettagliò le stazioni.
Un lampo traversò lo spirito di Maud, udendo che suo marito l’aveva attesa alla porta dell’Hôtel du Rhin; ch’era poi ito dal dottore; e che Ivan aveva portato una lettera al conte Alessandro. Ella fu lì lì per alzarsi e recarsi da suo marito. La timidezza, la paura, il rispetto di sè, la modestia la ritennero.
Sempre la stessa!
— Lo vedrò domani — si disse ella.
Ed invocò il sonno, che non venne.
Domani!
L’indomani, alle 6, il principe ed Ivan erano partiti dal palazzo e galoppavano sulla strada di Parigi.