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per un sentimento di curiosità. Un’idea più generosa ispiravami.
— Alle corte, compare — sclamò bruscamente lo zio Tob. — tu ài un servigio a chiedermi. Un uomo come te non scomoda un uomo come me pel semplice piacere di fare una chiacchierata come un vecchio paio di amici. Andiamo dunque al busillis. Che mi vuoi tu?
— Dappoichè voi mettete la quistione in questi termini — replicò gaiamente il dottore — io l’accetto. Andiamo al fatto.
— Andiamovici — ripostò il babbo Tob.
— Io ò rimarcato, nella vostra banda di gente e di bestie, una creaturina di dieci o dodici anni cui suppongo una fanciulla.
— Ah! ah! — fece Tob grattandosi il naso — Sì, infatti, è una fanciulla. E poi?
— È vostra figlia?
— Che ne so io? Del resto, appo di noi, il figlio appartiene alla comunità. E’ non rileva che dal suo capo; non conosce che sua madre; ed è classificato dalla nazione ove nacque. Chi nasce in Ungheria è ungherese; chi nasce in Italia, italiano.
— Che diritto avete voi sulla vostra compagnia?
— Dimanda piuttosto, compare, qual diritto io non mi abbia.
— In questo caso, voi potete vendere quella fanciullina.
— Se volessi, il potrei senza fallo.
— Che prezzo, volendolo come il potreste, ne dimandereste allora?
— Io non ò detto che il volessi. Ma come tu ami a cianciare, cianciamo pur di codesto come di tutt’altro.
— Allora?
— Orbè, l’è secondo. Che vorresti tu farne, anzi tutto.
— Mia figlia — supponiamo.
— In questo caso, e’ sarebbe più caro.
— Perchè?
— Perchè la sarebbe perduta per sempre per noi.
— Infine — sclamò il dottore con un po’ d’impazienza.
— Cinque mila franchi — disse Tob, distillando le sillabe.
— Il prezzo di un cavallo inglese! — proruppe il dottore. Mille grazie. Compro una Circassa.