Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/262

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I grandi occhi cinerei di Vitaliana, allo sguardo sì lontano, sì profondo, sì serico, sì dolce e cristallino — se venivan fuori dal vago infinito in cui sembravano immersi, dovunque si fissavano, facevan nascere dei gigli — come racconta la leggenda degli occhi di Gesù. Si sarebbe detto che v’inondassero di foglie di rosa. Il desiderio prendeva le ali della preghiera! La sua fronte si distaccava, come la mezzaluna nel cielo, tra le sue sopracciglia scure ed i suoi capelli d’oro, che la coronavano come una regina.

Tutto era armonia in quel viso — non di quella armonia della bellezza greca che è della geometria — ma di quella melodia del canti italiani, che sono un fiore dell’aria. Quell’espressione eterea si comunicava persino alla sua bocca — le cui labbra delicate e rosee riflettevano la voluttà della stamina pel pistillo. Si sentiva che era mestieri un serafino per coglierle un bacio senza appannarla.

La sua statura era media. Le sue forme, delicate. La sua vita poteva essere chiusa fra due mani di donna. Il suo collo, un po’ lungo, sosteneva una testa alta, senza fierezza, e la faceva sembrare più grande che in effetto non era. Quando mostrava il suo piede, sì infantile, sì petulante, si provava il desiderio irresistibile di baciarlo.

Vitaliana era una di quelle creature, cui Dio si lascia talvolta scappare per ricompensare, per incoraggiare coloro che credono ad un’anima al di fuori della materia; per consolare coloro che credono alla perfettibilità della materia — qui fango, là raggio; qui ventre, là pensiero: Tiberio e Capri, Gesù al Taborre!


Nel palazzo dell’ambasciata, nella strada dell’Università ella si era riserbata due stanze: una camera da letto piccolina, ed un grande boudoir, sporgenti entrambi sur una immensa terrazza, di cui aveva fatto una stufa.

Ecco il suo mondo! il ritiro ove ella s’isolava.

La camera coniugale era altrove.

Nella sua, ella ridiventava vergine, si apparteneva, era sè stessa, era Vitaliana. Negli altri appartamenti, alloggiava la duchessa, ove il duca e la società la reclamavano.

La tappezzeria di quelle due camere era ricca e semplice. La stanza da letto era in raso rosa pallida, a nappe