Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/31

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tutto codesto di circostanze assai naturali per spiegare alla figliuola — o meglio a coloro cui questa l’avrebbe poscia raccontato — la di lei vita nomada: come e per qual motivo ella era stata rubata dagli zingari; poi come ella era stata scoverta e riconosciuta dallo zio e messa in libertà.

Il romanzo era ammirabile di verosimiglianza, come lo sono spesso i romanzi — perchè il dottore aveva tirato partito dalla realtà, dalla vita di Regina. Questa s’intenerì sopra sè stessa — forse restò ella pure convinta del racconto. In ogni modo, ella percepì di volo che codesto doveva essere raccontato così, e che il più doveva essere obliato e taciuto.

Il dottore collocò Regina in una pensione di damigelle protestanti nel Cantone di Berna. Raccomandò alla direttrice di non cacciar dentro al cervello di sua nipote nè mitologia, nè catechismo, nè storia sacra, nè storia greca e romana, nè nulla di quella congerie di stolidezze che s’insegna in Francia alle donzelle. Chiese che le si apprendesse la grammatica, le matematiche, la geografia, la botanica, la storia naturale, i tratti principali della storia moderna di Europa, le lingue... e poi molta musica, disegno e ginnastica. Sopratutto la ginnastica.

Pagò in avanzo due anni di pensione e partì.

Passarono quattro anni prima che il dottore pensasse di andare a veder sua nipote, e perfino a scriverle. Ne riceveva qualche nuova dal banchiere di Berna, il quale pagava le spese di pensione.

Regina aveva adesso quindici anni.

Nel 1837, il dottore si decise infine a rivisitare la Svizzera.

E’ si aspettava, senza dubbio, a trovare un cangiamento radicale nella gitanella che vi aveva lasciata. La natura e l’educazione avevan dovuto menare a buon termine l’opera, e realizzare o disingannare molte speranze e promesse. Ma tutto ciò cui il dottore aveva fantasticato lungo il viaggio, soprapponendo, per una specie di ricostruzione psicologica, immagine sur immagine, ritratto su ritratto, era rimasto indietro dalla realtà cui Regina doveva offrire ai suoi sguardi stupefatti.

La natura e l’educazione avevano principescamente fi-