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su cui sorge la città. L'austerità e l'abbandono della città antica si congiungono a non so quale lindura e decoro moderno, e tutto sembra dire: “Signore, se voi veniste quassù con l'intendimento di trovare il borgo selvaggio, disingannatevi. L'ossequio al grande nostro Poeta non ci impedisce di notare un errore di passione, che d'altronde voi stesso potete riconoscere con gli occhi vostri„.

Segno notevole: non fummo perseguitati da mendicanti, non inseguiti da monelli. Questi caratteri di civile progresso più nettamente appaiono quando si giunge alla maggior piazza che porta il nome del Poeta.

Quivi sorge la magnifica torre medioevale, da cui viene il suon dell'ora, quivi il palazzo Municipale, opera grandiosa e moderna, sorta da poco su le demolizioni dell'antico, per collocare in degno luogo il monumento al Poeta.

Il quale monumento, eretto anni addietro, è opera giovanile dello scultore Ugolino Panichi. Di prima vista la statua del poeta in abito di società, ma con sopra una doppia cappa filosofica che arriva sino ai piedi e disegna la gobba, con una enorme testa ignuda, china a terra, è realisticamente suggestionante. Troppo realisticamente! Ma questa osservazione mi venne fatta il dì seguente dal-