Pagina:Piccole storie del mondo grande - Alfredo Panzini - 1901.djvu/21

Da Wikisource.

leuma e lia 9

Lo schianto del treno, partendo, lo fece cader giù sul divano. Poco dopo, i chiodi, la ferocia, la causa fuggivano via dal finestrino insieme al fumo della sigaretta. Queste gravose cose egli dava ad intendere che le portava seco; ma nel fatto le lasciava presso i clienti.

Quando i vapori della concitazione avvocatesca cominciarono a dissiparsi, vide uno che lo guardava come se lo volesse conoscere.

Diede un gran salto e gridò:

— Tu sei Leuma, tu sei!

— Tu sei Astese, — disse un bel signore giovane, il quale aveva un’elegante barba nera e quadrata. Ma nel dire queste parole le gote arrossirono e gli occhi, assai dolci, presero un’espressione di imbarazzo e quasi di timidezza: rossori e timidezze che quella barba virile avea la missione di nascondere.

Ma Astese non se ne accorse: gli si buttò a dosso, lo baciò con certe espressioni d’amore, famigliari su le lagune di Venezia, che gli erano rimaste in fondo della memoria dal tempo del collegio; le quali se convenivano a Leuma, quando era adolescente, disdicevano a Leuma con quella barba nera.

Leuma sorrise e si vedeva che cercava di