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Pagina:Piccole storie del mondo grande - Alfredo Panzini - 1901.djvu/286

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274 la bicicletta di ninì

grande, solenne, la fornace con que' suoi camini alti come torri, e pareva un castello co' merli e le bertesche de' cavalieri antichi: e gli sopravvenne un'idea piena di terrore reale: il terribile cane di guardia della fornace, un cane grosso come un vitello, che tutte le volte che si passava di lì, dava dietro alla diligenza con dei balzi così spaventosi da atterrire i cavalli. Anzi la gente avea fatto ricorso, e ci aveano sparato anche contro con la rivoltella. L'imagine ingrandì, il cagnaccio diventò enorme come un toro, feroce come una tigre, agile come il leopardo. Il leopardo e la tigre li avea ben veduti in un serraglio! Questa volta la bicicletta si fermò da per sè; il poverino scese di sella: un sudore gelido gli bagnava la fronte, e le gambe gli tremavano. C'era un gran silenzio; e tutta la vasta campagna, gli alberi in punta salivano convergendo verso quella brutta faccia della luna. Solo il suo cuore batteva.

- Se mi si avventa contro, mi butta per terra e mi mangia, - pensò. - Oh, papà mio! - -disse a fior di labbro, invocando come in una preghiera il babbo che gli pareva tanto lontano!