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leuma e lia 17

quante: fra poco andranno tutte a spasso per il grano.

Il pranzo fu rallegrato da squisite vivande dichiarate con breve chiosa dalla signora suocera, e dalle più felici arguzie di Astese, tanto che il signor suocero non si poteva in cuor suo persuadere che una persona tanto per bene e cordiale fosse uno di que’ signori che, a suo giudizio, mandano a perdizione la patria.

E quando il pranzo fu finito, Astese, benchè la giovane sposa si schermisse, volle sapere tutta la storia. Ma gli convenne molto pregare e anche disse:

— Veda, sposina, questo mio povero amico di Leuma che da tanti anni più non vedevo, io lo credevo perduto: ora invece lo ho ritrovato e mi pare che abbia trovato anche la felicità.

E rivolto a lui, aggiunse con tuono lievemente patetico ed enfatico, forse più per l’abuso dell’arte sua che per deliberato volere:

— Sotto la barba nera che ora ti ricopre il mento, io non riconosco più il volto soave dell’adolescente che allora eri. Ma gli occhi sono sempre gli stessi, e anche la bella parola. Ti ricordi che i compagni di collegio ti

Panzini. 2