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240 parte ii - capitolo v

all'impensata, la stringeva, la divorava di baci ed ella allora gittava il capo all’indietro puntando una manina sul viso di suo padre e guardandolo scura come se qualche cosa in lui le fosse straniero o ripugnante. Spesso Franco la sgridava con ira e Maria piangeva, lo fissava attraverso le lagrime senza muoversi, come affascinata, ancora con quella espressione di persona che non comprende. Egli vedeva la predilezione della bambina per sua madre e se ne compiaceva, gli pareva una preferenza giusta, non dubitava che Maria, più tardi, avrebbe teneramente amato anche lui. A Luisa dispiaceva molto, per amore del marito, che la bambina dimostrasse maggior affetto a lei, però questo sentimento suo non era vivo e schietto come la compiacenza generosa di Franco. A Luisa pareva in fondo che Franco, malgrado tanti trasporti, amasse sua figlia come un essere distinto da lui; mentre lei, che trasporti esteriori di tenerezza non ne aveva, amava la bambina come una parte vitale di sè stessa; perciò non poteva trovar ingiusto d’esserne preferita. Poi ell’aveva in cuore una Maria futura probabilmente diversa da quella che aveva in cuore Franco. Anche per questo non le poteva rincrescere di aver un predominio morale sulla figliuola. Vedeva il pericolo che Franco favorisse uno sviluppo troppo forte del sentimento religioso; pericolo gravissimo, secondo lei; perchè Maria, piena di curiosità, avida di racconti, aveva i germi d’un’immaginazione assai viva, assai propizia alle