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Pagina:Piccolo Mondo Antico (Fogazzaro).djvu/42

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38 capitolo ii



Fra sette ore, dunque.

La finestra guardava sulla lista di giardino che fronteggia la villa verso il lago, e sulla riva di approdo. Nei primi tempi del suo amore Franco stava lì a spiar il venir e l’approdar d’una certa barca, l’uscirne d’una personcina snella, leggera come l’aria, che mai mai non guardava su alla finestra. Ma poi un giorno egli era disceso ad incontrarla ed ella aveva aspettato un momento ad uscire per accettar l’aiuto, ben inutile, della sua mano. Lì sotto, nel giardino, egli le aveva dato per la prima volta un fiore, un profumato fiore di mandevilia suaveolens. Lì sotto si era un’altra volta ferito con un temperino, abbastanza seriamente, tagliando per lei un ramoscello di rosaio, ed ella gli aveva dato col suo turbamento un delizioso segno del suo amore. Quante gite con lei e altri amici, prima che la nonna sapesse, alle rive solitarie del monte Bisgnago là in faccia, quante colazioni e merende a quella cantina del Doi! Con quanta dolcezza viva nel cuore di sguardi incontrati Franco tornava a casa e si chiudeva nella sua stanza a richiamarseli, a esaltarsene nella memoria! Queste prime emozioni dell’amore gli ritornavano adesso in mente, non ad una ad una ma tutte insieme, dalle acque e dalle rive tristi dove gli occhi suoi fisi parevano