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Pagina:Piccolo Mondo Moderno (Fogazzaro).djvu/170

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148 capitolo terzo.

quella dell’uomo acido. “S’el mandava la so ciacierata un’ora prima„, diss’egli scendendo le scale, “no me tocaria de magnar i risi longhi e no gavaria le scarsèle piene de braghe„. “E io Le dico„, gridò su Quaiotto dal fondo della scala, “che ho le tasche piene dei suoi brontolamenti!„ L’uomo acido storse la bocca, gli occhi, le sopracciglia, le rughe gialle delle guancie e della fronte, forse anche gli orecchi, ma non ribattè sillaba. Gli altri non facevano che parlare a lingua sciolta degli amori del sindaco e la scala era piena di tutto che nel salotto si era faticosamente taciuto. — E cossa dise la marchesa? — Povareta, la xe un spetro. — E el marchese? — El se adata. — Ma sémoi proprio a sto punto? — Mi digo de sì. — Mi digo de no. — Disela de no? I dise de sì. — Le stesse cose si erano bisbigliate sulle scale, più sommessamente, prima della seduta, fra i consiglieri che s’incontrarono a salirla insieme. Così entrano bisbigliando in un cavo montano rivoletti che lo empiono di acque silenziose e queste poi traboccando insieme a valle ripigliano le chiacchiere con maggior voce.