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162 capitolo terzo.

dida, ineffabile oca, usa snocciolar rosarii e lasciar la briglia sul collo alle figlie, soggiunse, perchè toccavano allora l’alto piazzale del tempio: “Almanco no fève sentir da la Madona!„ I giovani si sparsero ridendo a guardar il panorama e la luna.

“E tu adesso„, disse Jeanne sorridendo, “ti metterai con i liberali?„

Maironi non rispose. Fatti pochi passi, entrarono nell’ombra della chiesa. Egli prese allora il braccio di Jeanne, che resistette. “Per me non importa se ci vedono„, diss’ella, “ma temo di far male a te„. Il giovane la trasse a sè con violenza, ella cedette subito. “Non temere, no„, diss’egli. “Io disprezzo tutto quello che tutti hanno detto, che dicono e che diranno. Del resto non mi parlare dei partiti di qui! E non mi parlare di questa città che mi diventa più odiosa ogni momento. Già io non sono nato qui e ho un altro sangue nelle vene. Adesso poi che ho rotto con tante cose, il mondo mi si allarga e mi s’illumina intorno immensamente. Mi par d’essere un Dio, capisci, in una pozzanghera. Mettermi con i liberali? Ma con qual partito mettermi qui, santo cielo, se hanno tutti un’impronta di angustia e di miseria! Guarda i clericali! Se c’è un clericale col quale si possa discutere non è di qui, è Soldini, che viene da Milano. I liberali? Lo so che adesso li avrò tutti intorno a me e ne son seccato a que-