del piacere umano; ma convien dire che la bella, nobile dama, squisitamente aristocratica nell’intelletto e nel gusto, non molto ricca, soffriva un pochino del lusso sfoggiato da questi Dessalle, sangue di banchieri, e del prosternarsi, come diceva lei, di una
città intera ai loro milioni. Perciò il suo giudizio che tutti si seccassero era volontariamente malignetto e fece
sorridere il poeta nel proprio non meno maligno cuore. La folla degli invitati, alcuni dei quali non erano mai entrati
nella villa e moltissimi non l’avevano visitata dopo che n’era stato rinnovato l’arredamento, fluiva, finite le
presentazioni, per le cinque sale tiepoliane e si divertiva di sè stessa, del magnifico ambiente, dove la signora
malignetta non faceva grazia che a Tiepolo, giudicava piuttosto pretenzioso che ricco il mobilio, vedeva punte
borghesi in ogni eleganza.
Giovava a lei e a qualche altro, per malignare, che certo borghesuccio vanitosetto, per aver conosciuto i
Dessalle da qualche settimana e aver veduta la villa minutamente, si affannasse a gittar qua e là rapidi bisbigli:
“tutte stoffe tessute apposta perchè armonizzassero con le decorazioni di Tiepolo - qui tutto è antico, preso a
Roma - qui tutto è copiato da una sala del palazzo X di Venezia - qui tutto è lavorato su disegni del pittore Fusarin.
- L’erma di Omero, nella sala