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374 capitolo sesto.

e volendo pure comunicargli una sua riflessione, frutto prezioso del silenzio, lo richiamò.

“A pian! La diga! A pian! Per quela signora xe relativi anca i marii.„ E spruzzate sull’arguzia due risate grosse e corte, descrisse con un cipiglio severissimo lo scandalo dato da “quella signora„ che all’arrivo di Maironi, la sera precedente, si era tradita per modo davanti alla gente dell’albergo da imbarazzare visibilmente il suo stesso amante. “Che amante!„ fece Bassanelli. L’altro si scusò. Aveva detto quello che tutti dicevano.

Maironi non desiderando, nel suo stato d’animo, nè parlare nè udir parlare accademicamente di giustizia quasi per passatempo, lasciò in asso il poeta, che combatteva i fratelli Dessalle guardando spesso lui come uno sperato sostegno, e uscì a considerare la Pentola. Jeanne lo raggiunse.

“Ripigliamo il nostro discorso„ diss’ella sottovoce, movendo un passo di tacito invito ad allontanarsi di lì. “Se ciascuno di noi andasse a ricercare le origini del proprio avere, non crede che si troverebbe tutti della roba mal venuta? Scusi, non vi sarebbe qui un po’ di romanticismo? Può far tanto più bene Lei, colla Sua ricchezza, che l’Ospitale Maggiore di Milano!„

Invece di rispondere, Piero la interrogò fremente: