Pagina:Piceno Annonario ossia Gallia Senonia illustrata Antonio Brandimarte 1825.djvu/55

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possedevano le Città insigni. Il di lei agro però nelle storie è più rinomato della stessa Città. Imperocchè in esso si consolidò la gran potenza Romana. La politica de’ Romani fu di far guerra ad un sol popolo in ogni volta. Accortisi di essa i Galli, i Sanniti, gli Etrusci, e gli Umbri si collegarono insieme, e stabilirono di fare la guerra a Roma. Essa tremò a tale annunzio secondo quello, che dice Lucio Floro1, e senza aspettare, che i Collegati si portassero nelle sue terre per combatterla, li prevenne, e spedì Q. Fabio Massimo, e P. Decio Mure nell’agro di Sentino per attaccarli. La guerra, che ivi fu fatta, sarà da me raccontata colle parole stesse di Tito Livio nel Capitolo seguente. Nè solamente è celebre l’Agro Sentinate per la sconfitta ivi succeduta de’ Galli, e de’ Sanniti, ma per la sconfitta, che molti secoli dopo ivi fu data a Totila, come narra Procopio, la qual guerra colle stesse di lui parole, racconterò nel terzo Capitolo. Finirò col dire, che Sassoferrato riconosce la sua origine dalle rovine di Sentino, che poco è lontano dall’estinta Città, e che conserva lo splendore de’ suoi antenati, perchè ha formato in ogni secolo nobiltà generosa, e gli ascritti a tale cittadinanza hanno sempre conseguito gli onori degli ordini di Malta, e degli altri ordini Cavallereschi. Il sig. Francesco Ferretti sconvolgendo gli archivj di detta Città ritrovò settanta e più Cavalieri, la maggior parte de’ quali erano ignoti, che appartennero alle famiglie Perotti, Tommasi, Adriani, Alessandri, Alovolini, Oliva, Bentivoglio, della Branca ec. ec, le ultime due delle quali terminarono in donne, che entrarono in Casa de’ Signori Benamati di Gubbio. Dissi Città, perchè così chiamolla li 18 Ottobre 1823 il Pontefice Leone XII felicemente regnante in un suo Breve diretto al sig. Dionisio Onofrj Gonfaloniere, che a nome della Comune gli presentò i sentimenti di fedeltà, di obbedienza, e di giubbilo per la di lui esaltazione al Trono Pontificio.


  1. Lib. 1. c. 17.