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tilesforzo assediò la Città di Seutino. Frattanto Antonio avendo mandati occultamente i suoi soldati in Roma a’ suoi amici sotto diverso pretesto, egli all’improvviso sopraggiunse, ed avendo vinta la Cavalleria, che gli andò incontro, ed avendo cacciati i soldati a piedi entro le mura, s’impadronì della Città, perchè i soldati, che aveva premessi assalivano entro i difensori di Roma, non resistendogli in alcun conto Lepido, a cui era affidata la custodia della Città, perchè era un’uomo per natura inetto, nè il Console Servilio, perchè era troppo amante della quiete. Avendo Cesare sapute tali cose, ed avendo lasciato Q. Salvidieno Rufo per espugnare Sentino, marciò verso Roma. Antonio poi partì da essa, prima della di lui venuta, essendosi adoprato, che come da un decreto gli fosse ingiunto di partire per la guerra . . . . Essendo andato via, come dissi, Cesare da Sentino, ed essendosi C. Furnio, che presedeva a tale Città, discostato lungi da essa per perseguitarlo, all’improvviso Salvidieno dando un assalto alia Città la prese, la saccheggiò, e le diede fuoco„ Seguita poscia Dione a dire, come Appiano, che L. Antonio si ritirò in Perugia, e che ivi fu assediato da Ottaviano. Da queste parole evidentemente si deduce, che Sentia di Appiano è Sentino di Dione, perchè ambedue raccontano la stessa guerra.
Non solo però si rileva ciò da Dione, ma ancora da Frontino, e mi servirò dell’edizione fatta in Amsterdam nell’anno 1661 colle note di Roberto Keuchenio. Ivi leggesi1: ager Sentino oppidum limitibus marittimis, et montanis lege triumvirali assignatus est, et loca ejus haereditario jure populus accepit. Parlandosi di bel nuovo di tale agro2 si dice. Sentis oppidum. Ager ejus limitibus marittimis, et montanis lege triumvirali est assignatus, et loca haereditaria populus ejus accepit. Finitur sicut consuetudo est re-----