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Pagina:Pietro Vigo, Montenero, Livorno, GiusFabbreschi, 1902.djvu/43

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CENNI STORICI 33


sole dei Pisani, vendè ad Azzo o Attone, arcivescovo di quella città, creato cardinale dal pontefice Calisto II, l'istesso castello e corte di Livorno colle sue pertinenze e quindi anche Montenero, che nel secolo XII appartenne adunque agli arcivescovi di Pisa, del pari che la maggior parte del territorio pisano. Senonchè, malgrado le riferite donazioni, pare che gl’imperatori, come nota il Targioni-Tozzetti1 pretendessero il dominio sopra Livorno e il suo territorio e lo dessero perciò in feudo come cosa loro. Corrado III, in un Diploma riportato dall'Ughelli e dato in Norimberga il 9 luglio 1138, tra le altre grazie concesse alla chiesa pisana, decretava irrito e nullo il feudo di Livorno concesso irragionevolmente (irrattonabillter), ai Marchesi Guglielmo Francigena e suoi fratelli; e ciò confermò l’Imperatore Federigo Barbarossa nel 1171. Che i Marchesi chiamati Francigena usurpassero il dominio sopra Livorno e le sue pertinenze fra le quali eran compresi Montenero e Salviano, si rileva da un documento che dal Campione Verde della Comunità trascrisse il P. Santelli. Da esso ricavasi che nel 1361 Corsuccio figlio del fu marchese Lemmuccio del Quondam Corso, renunziava spontaneamente al Comune del Villaggio di Livorno, ogni sua azione feudale. Questo pubblico strumento, stipulato nella chiesa di S. Maria de Liburno, stabiliva di cedere con titolo di donazione irrevocabile fra i vivi, ai due consoli e sindaci di Livorno, stipulanti pel Comune medesimo, ogni azione e ragione feudale dell’anzidetto marchese, sul Comune


  1. Cit. in Tausch, Istoria apologetica della prodigiosa Immagine di Maria SS. di Montenero, Livorno, presso Bertani, Antonelli e C, 1845, p. 85-86. 3