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LEGGI ROMANE | 109 |
rio Masansio: (a) Nonne, dic'egli, post Bosianos, Azones, Accursios, Bartolos, Bulchas, et Castrenses plurima Alciatus docuit, quæ illi omnes ignorarunt? Nonne quamplurima postea Goreanus, Augustinus, Duarenus eruerunt, quæ latuere Alciatum? Num Donellus, Hotomannus, et Cujacius Jurisprudentiæ excolendæ deseruere viam, quia prius illi adripuissent? An auctoritate horum substiterunt Petrus, et Antonius Fabri? Numquid superiores omnes scientia juris clarissimi a scribendo potuerunt deterrere Jacobum Gothofredum, qui omnium ante se interpretum gloriam judicio, et industria superavit? Omitto plures alios egregios viros. Etiam hoc, hoc inquam sæculo, quo vivimus Jurisprudentiam Romanorum mirum in modum illustrant duo acutissimi viri Henricus Brenkmannus, et Josephus Averanius. Sicchè ben arguire si può, che da così folto bosco non si potranno sradicare gli spini giammai : e gli sradicati ancora tornerebbero a ripullulare con forza maggiore, poichè abbiam veduto esser così sempre succeduto finora nello studio delle Leggi Romane.
Ecco pertanto di quanti difetti siano cariche le Leggi Romane: ed ecco le vere sorgenti della nostra Giurisprudenza pratica; poichè i Chiosatori, i Repetenti, i Consulenti, i Trattatisti, e gli altri Dottori del Secolo d’ Irnerio, di Accursio, e di Giasone non avendo i lumi bisognevoli per iscoprire e scansare i Difetti dalle Leggi, furono tirati in errore anch’essi, e dottrine inventarono però tutte false, e chimeriche, che
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(a) Epist. 2. Lib. 3.