114 |
DELLA MANIERA DI TRATTARE |
|
sano estendere, ed a quali casi applicare si debbano.
Chi non direbbe, che questi siano le colonne
della Giurisprudenza? Così sarebbe in fatti,
se tutto quello, che dicono, o se almeno buona
parte delle loro invenzioni fossero vere. Ma
la disgrazia si è, che il più delle fiate altro non
sono, che arzigogoli, ghiribizzi, fantasie, e mattezze
di uomini, che vogliono fare i dotti, i
critici, gli eruditi senza pensare al sodo, al massiccio,
e senza prendersi il minimo pensiero, se
quello che scrivono sia vero, o falso. Per questa
cagione altri poi della stessa professione, e colle
medesime pazzie in capo si trovano, i quali
per non parere da meno anch' essi, impugnano
tutto quello, che i primi hanno detto, e scritto.
Altri finalmente si mettono di mezzo per vedere,
chi de' due primi si abbia il torto, o il diritto;
e poi con nuovi capricci, e nuove fandonie
o una delle prime opinioni confermano, o le rigettano
tutte e due, e con qualche altra invenzione
della loro fantasia vengono in campo. Sicché
alla fin de’ conti si vede, che la critica, e
l'erudizione di costoro lungi dall' ajutare ha
impestata, e guastata la scienza legale.
Che se i Teorici eruditi, e critici fanno tanto
male alla nostra disciplina, cosa non faranno poi
i Teorici barbari, quella gente goffa, inetta, sciocca,
stupida come le pietre, i quali per parere uomini
si vanno ogni dì logorando il cervello con
trovar fuori nuove sottigliezze, distinzioni mai
più udite, interpretazioni strane, ed opinioni stravolte;
e le sostentano poi con un chiasso, con
un empito, con parolaccie, e con una maniera
di spiegarsi così barbara, zotica, orrida, che pa-