jono anzi Cerberi tartarei, che uomini di questo
mondo? Quando io era giovane, ed allo studio
delle Leggi applicava, ho avuto fatal disavventura
di urtare in bocca a questi cani, e mi trovava
di avere attorno principalmente il Clarissimus, et
Perdoctissimus Dnus Franz, il Clarmus Dnus Someting,
il Clarmus Dnus Schambogen, il Clarmus,
et Rmus P. Schmier, il Clarmus, et plurimum
Rdus P. Desing, ed altri così fatti clarissimi; e
mutato poi paese fui dagli stolti maestri gettato
in preda all' Aurora Legalis dello inettissimo
Tebaldo e di altri siffatti: e mi rimasi fra le unghie
di questi animali irragionevoli, finché la sorte
propizia me ne liberò col farmi capitare fra
mani libri di gusto migliore, e di discernimento
più sodo.
Per quello adunque, che riguarda la Teoria,
ossia la cognizione delle Leggi, sono io di avviso,
che l'unica cura di chi vuol essere vero Legale,
abbia da consister nel procurarsi prima di tutto
una semplice cognizione di tutte le Leggi almeno
in generale, e poi nell' estrarre, e raccorre
quelle, che possono ancora a' nostri giorni fra'
nostri costumi, e nostri giudizj essere di qualche
uso. Fatta che si abbia quella scelta conviene internarsi
nell'esame di tali Leggi, indagarne lo
spirito, fissarne i limiti, e conoscerne l'uso per
riguardo all'applicazione. E perchè tutto questo
si possa con giudizio fare, ricercasi, che chi si
mette a tale studio, abbia della critica, sappia la
storia, e le antichità Romane, conosca la proprietà
della lingua latina, ed abbia in mente
l'analogia, e la corrispondenza di tutta questa parte
di Giurisprudenza, che dalle Leggi Romane