re: ergo et de rebus agere eum oportet. Quid ergo, si
ignoraverit is, qui depositum suscipiebat, res ibi esse?
Non multum facere, quum suscepit depositum. Ego et
rerum depositi agere posse existimo, quamvis signata
cista deposita sit. La ragione su cui Labeone, e
dopo di lui Ulpiano, che insieme è l’autore della
soprariferita decisione, fondarono la loro risoluzione,
fu trovata sì poco vera, e sì poco atta
a persuadere, che i principali giuristi de’ nostri
tempi non hanno avuto il minimo scrupolo di
tenere apertamente tutto il contrario, nonostante
la chiara decisione della Legge, come si può
vedere presso il Gundlingio, che in ciò seguitò
l’esempio del Menochio, del Carpzovio, del Mevio,
e di altri più famosi Legali.1 Siccome
poi le ragioni addotte nelle Leggi sono bene spesso
inette, irragionevoli, ed inconcludenti, così
ancora le decisioni fatte da que’ vecchj Giurisconsulti,
e riportate dai Compilatori nel Corpo delle
Leggi, riescono non di rado capricciose, illegali,
e contrarie alla buona giustizia, ed alla ragione.
Il che allora spezialmente è accaduto,
quando il Giurisconsulto è stato interrogato da
qualche suo buon amico sopra una quistione, o
controversia insortagli; poichè in tale caso per
conservarsi la buona grazia, dava il Consulente
una risposta favorevole all’interrogante senza
badare altramenti alla ragione dell’avversario,
come anche a’ giorni nostri dalla gente, che
professa Giurisprudenza, generalmente si costuma di fare.
- ↑ in Trebatio Vindicato §. 15.