Pagina:Pipino - Grammatica Piemontese.djvu/11

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ed un dittongo, e di assegnare un suono diverso alla ſ che lunga volgarmente vien chiamata. Ho quindi notati alcuni difetti e rilevati alcuni dubbi, nei quali da uomini non poco addottrinati nel pronunziare di alcune vocali italiane s’incappa; e a questo fare sono stato costretto dalla necessità di vie meglio chiarire il suono delle nostre vocali.

Ora, siccome l’introdurre caratteri di nuova forma, affatto cosa inconveniente non che stravagante avrebbe potuto sembrare, ho perciò riputata cosa migliore servirmi di caratteri usati, o raddoppiandoli, o ponendo loro un segno particolare.

E qui parmi cader in acconcio d’avvertire i leggitori d’alcune cose, e primieramente, che io qui pretendo bensì, che con questo

Alfabeto si possa scrivere e leggere qualunque dialetto del Piemonte, ma non già di metter in uso indifferentemente qualunque vocabolo termine che in ogni dialetto Piemontese abbia corso, perciocché quanto a’ termini, penso a quel dialetto dovermi attenere, che più intelligibile, più colto e più civile è riputato: e questo io chiamerò Torinese o Cortigiano, ad imitazione del Castelvetro, il quale ragionando sul nome di Cortigiana dato alla lingua d’Italia da Vincenzo Calmeta1 dice «che la Corte d’una Città che abbia Principe, parla più nobilmente che non parlano i provinciali, quelli del contado, ed ancora il comun popolo della Città;» in secondo luogo, che quanto alla maniera di pronunziare io seguito la Torinese e non altra: finalmente, che io, oltre al tacer di tante definizioni e di tante parti, che in ogni Gramatica si usano, perchè per queste richiamo il leggitore ai principii della lingua italiana, intralascierò nel Vocabolario le voci delle cose spettanti all’arte Medica, riserbandomi a parlare di questi nel mio Dizionario universale ragionato di Medicina, per uso spezialmente dei Piemontesi, che fra breve io renderò pubblico, per l’intelligenza del quale moltissimo gioverà questa mia Gramatica, che non per altro fine ho da più anni intrapresa, se non se per l’interesse ch’io prendo nella gloria e nel vantaggio della Nazione. E questo lavoro, perchè animato da un così nobile oggetto fummi di non leggier sollievo non solo nelle mie gravi occupazioni intorno alla

  1. Giunta alle prose del Bembo, pag. 34 in foglio.