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cui non mandarono ad effetto un disegno, al parer mio s plausibile, se forse non furono ributtati e respinti dalle gravissime difficoltà incontrate. Ma queste non valsero a trattenermi dallo accignermi a questo arduo impegno, ricordevole di quel saggio avvertimento, che ci dà Orazio

... Eheu!
Quam temere in nosmet legem sancimus iniquam!

avendo presente, che il vantaggio pubblico dee essere il principal motivo di nostre azioni. Ond’è, che comunque da taluno io sia per esser tacciato di audace, mi consolerò sempre con quel detto dello stesso Orazio

Felix, qui posuit rerum vestigia primus.

Ho dunque creduto cosa non inutile e non disaggradevole al nostro paese il pubblicare un Alfabeto con un saggio di declinazioni e coniugazioni, e di dar quindi per esercizio di lettura alcune lettere nel nostro idioma colla loro versione italiana, come anche una raccolta di Proverbi e Modi proverbiali. Ma siccome per lo studio e l’intelligenza d’una lingua la Gramatica sola non basta, così ho parimente compilato un Vocabolario nel nostro dialetto, a cui risponderanno le voci italiane, ed anche nella precipua sua parte le Latine e Francesi. Pubblicherò finalmente una Raccolta di Poesie Piemontesi, che mi venne fatto di raccogliere, le quali nel loro genere, secondo me, hanno tutta quella dolcezza e quel bello che la poesia richiede, così che il nostro dialetto bastano a sufficientemente commendare e a farlo più giustamente apprezzare da chi nol cura, e ansiosamente studiare da chi lo ignora. La qual cosa perchè tutta avesse quella faciUtà e chiarezza, che i principii di ogni lingua non che d’ogni dialetto richieggono, ho procurato, per quanto ho potuto, di non iscostarmi dalla maniera di scrivere degli italiani, e di assegnare a ciascuna lettera di questo Alfabeto esattamente quel suono, che nel parlar comune e volgare da’Piemontesi si fa sentire. Ho pertanto ritenuti tutti i caratteri usati dagli italiani, eccettuata la k, la x, la y e la &, le quali inutili sarebbero nel nostro Alfabeto. Per esprimere però certi suoni che nell’italiana lingua non hanno luogo, mi fu forza modificarne altri sei, due vocali cioè, due semivocali, una consonante