Pagina:Pipino - Grammatica Piemontese.djvu/9

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Coll’idioma Piemontese ogni cosa che ad uso possa servire, agevolmente ed in brieve spiegar possiamo, comunicarci le idee e ragionare sopra qualunque soggetto, ed al vivo delinearlo. Se poi il fonte si rimira cui egli riconosce, apertamente pure si scorgerà che altro esso non è nella massima sua parte, che un linguaggio italiano alterato o mozzo, e in parte puro e mero italiano, come anche in qualche parte linguaggio francese alterato e parte puro 1, cosi che in ricchezza di vocaboli e di espressioni a queste lingue per alcun conto non la cede.

Ciò posto adunque, perchè, diss’io, un dialetto cotanto gentile e copioso non potrà egli scriversi, o, se si scrive, avrà egli a durarsi gran fatica in leggerlo? Al che rivolgendo il pensiero compresi quanto era desiderabile, anzi necessario, che le opportune regole si dessero per leggerlo e scriverlo; ma compresi nel tempo medesimo le gravissime difficoltà di quest’assunto.

Ardua cosa è in vero il gettare i fondamenti d’un dialetto, il quale sebben vivo sia nelle bocche, e se scritto od eziandio dai torchi fatto uscire, dalle vere regole (mi perdonino gli autori) egli è tuttavia assai lontano; poichè da questi ben o mal gettati, dipende la maggiore o minore perfezione del medesimo; onde a chi s’accinge a tal impresa conviene aver attento l’occhio, ad un gran numero di cose, acciò non incorra ne’difetti nei quali inciamparono tanti altri, sì dialetti che lingue, le quali danno occasione di doglianze agli scrittori; essendo certissimo, che dopo lo stabilimento e di lingue e di dialetti, forza è non di rado ritenere ciò che hanno di cattivo, ed è difficile lo emendarne gli errori. A ciò conseguire, primo: si ricercherebbe il consenso della Repubblica letteraria, altrimenti ne nascerebbe una confusione; vi vorrebbe in secondo luogo uno studio particolare per intendere gli scrittori che la Riforma precedettero.

Già da moltissimi valenti Letterati si riconobbe la necessità di questo lavoro, e si sa che parecchi professori d’umane lettere si accinsero a far un Alfabeto, una Gramatica ed un Vocabolario per uso dei Piemontesi; ma non so qual sia stata la cagione per

  1. Le voci Francesi, che abbiamo adottate, si pronunziano per lo più da noi come si scrivono, o in maniera non molto diversa.