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Enrico IV 111

in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! — Eh! che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi! O con una loro logica che vola come una piuma! Volubili! Volubili! Oggi così e domani chi sa come! — Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Volubili! Volubili! — Voi dite: «questo non può essere!» — e per loro può essere tutto. — Ma voi dite che non è vero. E perchè? — Perchè non par vero a te, a te, a te (indica tre di loro), a centomila altri. Eh, cari miei! Bisognerebbe vedere poi che cosa invece par vero a questi centomila altri che non sono detti pazzi, e che spettacolo danno dei loro accordi, fiori di logica! Io so che a me, bambino, pareva vera la luna nel pozzo. E quante cose mi parevano vere! E credevo a tutte quelle che mi dicevano gli altri, ed ero beato! Perchè guaj, guaj se non vi tenete più forte a ciò che vi par vero oggi, a ciò che vi parrà vero domani, anche se sia l’opposto di ciò che vi pareva vero jeri! Guaj se vi affondaste come me a considerare questa cosa orribile, che fa veramente impazzire: che se siete accanto a un altro, e gli guardate gli occhi — come io guardavo un giorno certi occhi — potete figurarvi come un mendico davanti a una porta in cui non potrà mai entrare: chi vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e lo toccate; ma uno, ignoto a voi, come quell’altro nel suo mondo impenetrabile vi vede e vi tocca.... (Pausa lungamente tenuta. L’ombra, nella sala, comincia ad addensarsi, accrescendo quel senso di smar-