Pagina:Pirandello - L'Esclusa, 1919.djvu/211

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duto il marito, lì, alla posta; avrebbe riveduto il Falcone, al collegio.

— Se continua a molestarmi, ne parlerò alla direttrice, — pensò improvvisamente Marta, in un risveglio impetuoso d’energia e, cominciò a svestirsi con le dita nervose, per mettersi a letto. — E quegli altri due, se non la smettono, li metto a posto io! E tu, aspetta, — disse poi, più col fiato che con la voce, alludendo al marito. — Rimboccò la coperta e spense il lume.

Nel bujo, raggomitolata sotto le coperte, volle raccogliere le idee, ma non potè precisarne alcuna contro il marito. Diceva a sè stessa: — “Sì, questo per il Falcone, se sèguita.... La direttrice non può soffrirlo, cerca un appiglio qualunque, per levarselo di torno; gliel’offrirò io....„ — E ripetendo meccanicamente queste frasi, cercava col cervello quel che avrebbe potuto fare contro il marito. Nulla, dunque? Non un solo mezzo di vendetta? E, nell’impotenza, sentiva l’odio suo quasi fermentare in una rabbia crescente. Poi (benchè ella non avvertisse la sofferenza fisica della troppa e vana tensione) il cervello, come in un cerchio di tortura, non sapendo suggerirle il pensiero ch’ella cercava, altri pensieri in cambio cominciò a presentarle confusamente, che la distraessero. Marta però, ostinata a trovare quel che cercava, appena sorti,