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l’umorismo e la retorica 61

les dits héroïques du bon Pantagruel roi des Dipsodes, e ci salteranno agli occhi ad ogni pie’ sospinto la parentela spirituale innegabile, le innegabili derivazioni.

E rileggiamo il Berni. Lasciando anche da parte le 18 stanze a principio del canto XX del Rifacimento dell’Orlando Innamorato e l’opuscolo del Vergerio sul protestantismo del Berni e tutte le altre riflessioni filosofiche, sociali e politiche sparse qua e là nel Rifacimento stesso; lasciando da parte il Dialogo contro i poeti e le parodie del Petrarca in derisione dei petrarchisti, e l’invettiva famosa Nel tempo che fu fatto papa Adriano VI e i sonetti contro Clemente VII:

Il papa non fa altro che mangiare,
Il papa non fa altro che dormire;


e tutti gli altri sonetti contro a preti e abati, e anche quel sonetto che comincia:

Poichè da voi, signor, m’è pur vietato
Che dir le vere mie ragion non possa,
Per consumarmi le midolle e l’ossa
Con questo nuovo strazio e non usato;1


e lasciando anche da parte il capitolo in lode d’Aristotile (che non affetta il favellar toscano) dedicato a Messer Pietro Buffetto cuoco; spigoliamo proprio in quei capitoli che pajono i più frivoli e spigoliamo nelle lettere del Berni. A Messer Latino Juvenale scrive: «Ecco il Valerio mi riprende, e dice ch’io farei bene a lasciare andar queste baje e a rivolgere i miei pensieri a miglior parte; che maledetto sia egli, e chi sente talmente seco. Che penitenza è la mia, a dare ad intendere al mondo che questo si debbe piuttosto imputare alla mia disgrazia che ad alcuna elezione? Io non ho comprato a contanti questo tormento, nè me


  1. Si legga a questo proposito quel che dice il Graf nel suo aureo libro Attraverso il Cinquecento su le condizioni del letterato nel sec. XVI.