Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/108

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questa donna? Non è possibile che — lui almeno — abbia dimenticato lo spettro. Ma avrà saputo che la Nestoroff è qua con un altr’uomo. E quest’uomo gli dà certo, ora, il coraggio di riaccostarsi a lei. Forse spera che quest’uomo, con la solidità del suo corpo, gli nasconderà quello spettro, gl’impedirà di scorgerlo, impegnandolo in una lotta tangibile, in una lotta, cioè, non contro uno spettro, ma di corpo a corpo. E fors’anche fingerà di credere che verrà a impegnarsi in questa lotta per lui, a vendetta di lui. Perchè certo la Nestoroff, ponendosi questo altro uomo accanto, ha mostrato d’essersi dimenticata del «povero morto».

Non è vero. La Nestoroff non l’ha dimenticato. Me l’han detto chiaramente i suoi occhi, il modo com’ella mi guarda da due giorni, cioè da quando Carlo Ferro, per informazioni avute, le deve aver fatto conoscere che fui amico di Giorgio Mirelli.

Sdegno, anzi sprezzo, evidentissima avversione: ecco quello che noto da due giorni negli occhi della Nestoroff, appena per qualche attimo si posano su me. E ne son lieto. Perchè sono certo ormai, che quanto ho immaginato e supposto di lei, studiandola, è giusto e risponde alla realtà, come se ella medesima, in una sincera effusione di tutti i suoi più segreti sentimenti, m’avesse aperto la sua anima offesa e tormentata.

Da due giorni ostenta innanzi a me devota e sommessa affezione per il Ferro: si stringe a lui, pende da lui, pur lasciando intendere a chi ben la osservi, ch’ella come tutti gli altri, più di tutti gli altri, sa e vede l’angustia mentale, la rozzezza delle maniere, insomma la bestialità di quest’uomo.