Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/198

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Ma presto, da parte della signora Nene, finirono le ragioni e cominciarono le ingiurie, i vituperi, con tale violenza, che Cavalena, alla fine, indignato, esasperato, furibondo, è scappato via di casa.

Gli son corso dietro per le scale, per via, cercando in tutti i modi d’arrestarlo, ripetendogli non so più quante volte:

— Ma lei è medico! ma lei è medico! —

Che medico e medico! In questo momento era una bestia che fuggiva infuriata. E ho dovuto lasciarlo fuggire, perchè non seguitasse a gridare per istrada.

Ritornerà quando si sarà stancato di correre, quando di nuovo l’ombra del suo tragicomico destino, o piuttosto della coscienza, gli si parerà davanti con la pergamena scartocciata della vecchia laurea di medicina.

Intanto, respirerà un poco, fuori.

Rientrando in casa, vi ho trovato, con mia grande e dolorosa sorpresa, in eruzione il vulcanino; in un’eruzione così violenta, che il vulcano grosso n’era quasi sbigottito.

Non pareva più lei, la signorina Luisetta! Tutto lo sdegno accumulato in tanti anni, fin dall’infanzia trascorsa senza mai un sorriso in mezzo alle liti e allo scandalo; tutte le vergogne, a cui l’avevano fatta assistere, buttava in faccia alla madre e alle spalle del padre che fuggiva. Ah, si dava pensiero adesso la madre della compromissione di lei? Quando per tanti anni con quella stupida, vergognosa pazzia, le aveva distrutto l’esistenza, irreparabilmente! Affogata nella nausea, nello schifo d’una famiglia, a cui nessuno poteva accostarsi senza scherno! Non