Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/219

Da Wikisource.

Sapevo che la Nestoroff abitava in un ricco quartierino ammobiliato in via Mecenate. Fui introdotto dalla cameriera (senza dubbio preavvisata della mia visita) nel salotto; ma il preavviso aveva un po’ sconcertato la cameriera, che s’aspettava di vedermi insieme con una signorina. Voi, per la gente che non vi conosce, che è tanta, non avete altra realtà che quella dei vostri calzoni chiari o del vostro soprabito marrone o dei vostri baffi all’inglese. Io per la cameriera ero uno che doveva venire insieme con una signorina. Senza la signorina potevo essere un altro. Ragion per cui dapprima fui lasciato davanti alla porta.

— Solo? E la vostra amicuccia? — domandò la Nestoroff poco dopo nel salotto. Ma la domanda, arrivata a metà, tra vostra e amicuccia cadde, o piuttosto, smorì in una impreveduta alterazione di sentimento. L’amicuccia non fu quasi proferita.

Quest’impreveduta alterazione di sentimento le fu cagionata dal pallore del mio volto sbalordito, dallo sguardo de’ miei occhi sbarrati in uno stupore quasi truce.

Guardandomi, ella comprese subito il perchè del mio pallore e del mio sbalordimento, e subito diventò pallidissima anche lei; gli occhi le s’intorbidarono stranamente, le mancò la voce e tutto il suo corpo mi tremolò davanti quasi una larva.

L’assunzione di quel suo corpo a una vita prodigiosa, in una luce da cui ella neppure in sogno avrebbe potuto immaginare di essere illuminata e riscaldata, in un trasparente, trionfale accordo con una natura attorno, di cui certo gli occhi suoi non avevano mai veduto il tripudio dei colori, era sei