Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/244

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mina ci ha pensato, appena levata di letto; ma poi, come si fa? tra tante cose da preparare per la scampagnata, non ci ha pensato più. E quel pajo di scarpette, con le due linguette su, come le orecchie tese d’un coniglietto arguto, allineato in mezzo alle altre paja, lustrate tutte a dovere e pronte per essere calzate dai bimbi, resta là e par che goda in silenzio del dispetto che farà alla mammina che se n’è dimenticata e che ora, all’ultimo momento, ecco, s’affaccenda più che mai, in gran confusione, perchè il babbo è giù a piè della scala e grida di far presto e anche tutti i bimbi le gridano attorno di far presto, impazienti. Quel pajo di scarpette, mentre la mammina lo piglia per calzarlo in fretta in furia al bambino, sogghigna:

— Eh sì, cara mammina; ma a me, vedi? non hai pensato; e vedrai che io ti guasterò tutto: a mezza strada comincerò a pungere col chiodino il piede del tuo piccolo e lo farò piangere e zoppicare. —

Ebbene, anche a me era accaduto qualcosa di simile. No, nessun chiodino nelle scarpe da ribattere. Un’altra cosa m’era sfuggita... — Che cosa? — Niente: un’altra cosa... Non glielo volli dire. Un’altra cosa, signorina Luisetta, che forse da un gran pezzo dentro di me s’è guastata.

Che la signorina Luisetta mi prestasse molta attenzione, non potrei dire. E, cammin facendo, mentre lasciavo parlar le labbra, pensavo: « — Ah, tu non ti curi, cara piccina, di ciò che ti sto dicendo? La disavventura mia ti lascia indifferente? E tu vedrai con quale aria d’indifferenza io, a mia volta, per ripagarti con la stessa moneta, acco-