Pagina:Pirandello - Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Firenze, Bemporad, 1925.djvu/98

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starsi a mettere a servizio d’una buffonata la sua scienza. Si è prestato, sì, a farsi prendere in tutti gli atteggiamenti nel suo Osservatorio; ha voluto anche projettato su lo schermo il registro delle firme dei più illustri visitatori dell’Osservatorio, perchè il pubblico vi leggesse le firme delle LL. MM. il Re e la Regina e delle LL. AA. RR. il Principe Ereditario e le Principessine e di S. M. il Re di Spagna e di altri re e ministri di Stato e ambasciatori; ma tutto questo a maggior gloria della sua scienza e per dare al popolo una qualche immagine delle Meraviglie dei cieli (titolo della pellicola) e delle formidabili grandezze, in mezzo alle quali lui, il senator Zeme, pur così piccoletto com’è, vive e lavora.

Martuf!— esclamò sotto sotto Fantappiè, da buon piemontese, con una delle sue solite smorfie, andando via con me.

Ma ritornammo indietro, poco dopo, attirati da un gran clamore di voci, che s’era levato nel cortile.

Attori, attrici, operatori, direttori di scena, macchinisti erano usciti dai camerini e dalla Sala di prova e stavano attorno al senator Zeme alle prese con Simone Pau, che suol venire di tanto in tanto a trovarmi alla Kosmograph.

— Ma che educazione del popolo! — urlava Simone Pau. — Mi faccia il piacere! Mandi Fantappiè nella Luna! Lo faccia giocare alle bocce con le stelle! O crede forse che siano sue, le stelle? Qua, le consegni qua alla divina Sciocchezza degli uomini, che ha tutto il diritto di appropriarsene e di giocarci alle bocce! Del resto... del resto, scusi, che fa lei? che crede d’esser lei? Lei non vede che