Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/120

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una maledetta voglia mi sorse di domandare al signor notaro:

— Come cammino? Scusi: mi sappia dire almeno come mi vede camminare! —

Mi trattenni a stento. Ma non potei fare a meno di voltarmi, nell’aprir l’uscio a vetri, e di dirgli con un sorriso di compassione:

— Già, col mio passo, grazie!

— Come dice? — domandò, stordito, il signor notaro.

— Ah, niente, dico che me ne vado col mio passo, signor notaro. Ma sa che una volta io ho veduto ridere un cavallo? Sissignore, mentre il cavallo camminava. Lei ora va a guardare il muso a un cavallo per vederlo ridere, e poi viene a dirmi che non l’ha visto ridere. Ma che muso! I cavalli non ridono mica col muso! Sa con che cosa ridono i cavalli, signor notaro? Con le natiche. Le assicuro che il cavallo camminando ride con le natiche, sì, alle volte, di certe cose che vede o che gli passano per il capo. Se lei vuol vederlo ridere il cavallo, gli guardi le natiche e si stia bene! —

Capisco che non c’entrava dirgli così. Capisco tutto io. Ma se mi rimetto nelle condizioni d’animo in cui mi trovavo allora, che a vedermi addosso gli occhi della gente mi pareva di sottostare a un’orribile sopraffazione pensando che tutti quegli occhi mi davano un’immagine che non era certo quella che io mi conoscevo ma un’altra che io non potevo nè conoscere nè impedire; altro che dirle, mi veniva di farle, di farle, le pazzie, come rotolarmi per le strade o sorvolarle a passo di ballo, ammiccando di qua, cacciando