Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/147

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corpo, e che io, stringendomelo tra le braccia, non mi stringessi con quel suo corpo una che m’apparteneva totalmente, e non un’estranea, alla quale non potevo dire in alcun modo com’era, perchè era per me qual’io appunto la vedevo e la toccavo: questa – così — con questi capelli — e questi occhi — e questa bocca, come nel fuoco del mio amore gliela baciavo; mentre lei la mia, nel suo fuoco così diverso dal mio e incommensurabilmente lontano, se tutto per lei, sesso, natura, immagine e senso delle cose, pensieri e affetti che le componevano lo spirito, ricordi, gusti e il contatto stesso della mia ruvida guancia sulla sua delicata, tutto, tutto era diverso; due estranei, stretti così — orrore — estranei, non solo l’uno per l’altra, ma ciascuno a se stesso, in quel corpo che l’altro si stringeva.

Voi non lo avete mai provato, quest’orrore, lo so; perchè avete sempre e soltanto stretto fra le braccia tutto il vostro mondo nella donna vostra, senza il minimo avvertimento ch’ella intanto si stringe in voi il suo, che è un altro, impenetrabile. Eppure basterebbe, per sentirlo, quest’orrore, che voi pensaste un momento, che so! a un’inezia qualunque, a una cosa che a voi piace e a lei no: un colore, un sapore, un giudizio su una tal cosa; che non vi facessero soltanto pensare superficialmente a una diversità di gusti, di sensazioni o d’opinioni; che gli occhi di lei, mentre voi la guardate, non vedono in voi, e come i vostri, le cose quali voi le vedete, e che il mondo, la vita, la realtà delle cose qual’è per voi, come voi la toc-