Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/148

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cate, non sono per lei che vede e tocca un’altra realtà nelle stesse cose e in voi stesso e in sè, senza che vi possa dire come sia, perchè per lei è quella e non può figurarsi che possa essere un’altra per voi.

Mi costò molto dissimulare la freddezza d’un rancore che mi s’induriva nell’animo sempre più, vedendo che Dida, in fondo, per quanto si sforzasse di far viso fermo, rideva di quello spasso brutale che il suo Gengè s’era preso, evidentemente senza riflettere che non tutti come lei avrebbero compreso ch’egli aveva voluto fare una burla e niente più.

— Ma guarda un po’, se sono scherzi da fare! Lo sfratto sotto la pioggia; e assistervi, provocando l’indignazione di tutti, scioccone! A momenti t’accoppavano! —

Così mi diceva, e voltava la faccia per nascondere il riso che intanto le provocava la vista di quel mio rancore, il quale naturalmente nell’aspetto del suo Gengè, come se lo vedeva ora davanti e come s’immaginava che dovesse essere in quel momento dello sfratto tra l’indignazione di tutti, le appariva dispetto, nient’altro che un buffo dispetto di quel suo “scioccone„ a causa della burla mancata e mal compresa.

— Ma che ti figuravi? Ti figuravi che dovessero ridere delle furie di quel pazzo mentre tu gli facevi buttare in mezzo alla strada i suoi cenci sotto la pioggia? E intanto lui — guardàtelo là — si teneva in corpo la sorpresa della donazione! Oh bada che ha ragione il signor Firbo, sai! Cosa da manicomio, uno scherzo di così cattivo genere, pagarlo a un così caro