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istintivamente all’attenzione dallo sbalordimento in cui cadeva, più che per la domanda, per il tono di sfida con cui l’avevo proferita.
— Che... che vi hai trovato? — balbettò.
Risposi subito, accompagnando le parole col gesto:
— Un palmo di polvere: così! —
Si guardarono negli occhi, storditi; perchè quel tono escludeva che per sciocchezza avessi detto quella cosa in sè sciocca: e nello stordimento Quantorzo ripetè:
— Un palmo di polvere? che significa? —
— Significa, oh bella, che dormivano tutti quegli incartamenti. Da anni! Un palmo, dico un palmo di polvere. E difatti, una casa sfitta; e di quell’altra là, chi sa da quanto tempo non si riscoteva più la pigione! —
Quantorzo — non me l’aspettavo — finse lui questa volta di trasecolare più che mai:
— Ah, — fece, — e tu allora le svegli così, le case: regalandole?
— No, caro mio, — gli gridai subito, riscaldandomi, un po’, sì, ad arte, ma anche sul serio un po’. — No, caro mio! Per dimostrarvi che v’ingannate di molto ma di molto sul conto mio, tu e Firbo, tutti quanti siete! Parlo, parlo, dico sciocchezze, faccio lo svagato; ma non è vero, sai? perchè osservo tutto io, invece; osservo tutto! —
Quantorzo — questa volta sì, come m’aspettavo — tentò di reagire ed esclamò:
— Ma che osservi? Ma fa’ il piacere! La polvere dello scaffale osservi! —