Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/196

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Rimasi in piedi in attesa; e chi sa quanto ci sarei rimasto se alla fine una fievole voce dalla grata non m’avesse invitato ad accomodarmi, chè presto Anna Rosa sarebbe venuta su dall’orto.

Non mi proverò a esprimere l’impressione che mi fece quella voce inattesa nel bujo, di là dalla grata. Mi folgorò in quel bujo il sole che doveva esserci in quell’orto della badìa, che non sapevo dove fosse, ma che certo doveva essere verdissimo; e d’improvviso mi s’illuminò in mezzo a quel verde la figura d’Anna Rosa come non l’avevo mai veduta, tutta un fremito di grazia e di malizia. Fu un baleno. Ritornò il bujo. O piuttosto, non il bujo, perchè ora potevo discernere la grata, e davanti a quella grata un tavolino e due seggiole. In quella grata, il silenzio. Vi cercai la voce che mi aveva parlato, fievole ma fresca, quasi giovanile. Non c’era più nessuno. Eppure doveva essere stata la voce d’una vecchia.

Anna Rosa, quella voce, quel parlatorietto, il sole in quel bujo, il verde dell’orto: mi prese come una vertigine.

Poco dopo, Anna Rosa aprì di furia l’uscio e mi chiamò fuori del parlatorietto nel corridojo. Era tutta accesa in volto, coi capelli in disordine, gli occhi sfavillanti, la camicetta bianca di lana a maglia sbottonata sul petto come per caldo, e aveva tra le braccia tanti fiori e un tralcio d’edera che le passava sopra una spalla e le tentennava lungo, dietro. Corse, invitandomi a seguirla in fondo al corridojo, salì sullo scalino sotto al finestrone, ma nel salire, forse per