Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/201

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torno, per certi strani sgomenti dell’anima, le si faceva come attonito e vano, aveva avuto la tentazione di farne la prova, giocando con essa, provando nelle dita sul liscio lucido dell’acciajo e della madreperla la delizia del tatto. Ora, che essa, invece che alla tempia o nel cuore per volontà di lei, avesse potuto per caso morderla a un piede, e anche col rischio — come si temeva — di farla restar zoppa, le cagionava uno stranissimo dispiacere. Credeva d’essersela appropriata tanto, che non dovesse avere più per sè quel potere. La vedeva cattiva, adesso. La traeva dal cassetto del comodino accanto al letto, la mirava e le diceva:

— Cattiva! —

Ma quel convegno su alla Badìa, nel parlatorietto della zia monaca, perchè? E quelle sette suore che, invece di darsi pensiero di lei ferita, mi parlavano, quasi oppresse, della visita di non so qual Monsignore?

Ebbi la spiegazione anche di questo mistero.

Ella sapeva che quella mattina monsignor Partanna, vescovo di Richieri, sarebbe andato a far visita alle vecchie suore della Badìa Grande, come soleva ogni mese. Per quelle vecchie suore quella visita era come un’anticipazione della beatitudine celeste: rischiare d’averla guastata da quell’accidente era stato perciò per loro la costernazione più grave. Mi aveva fatto venire su alla Badìa perchè voleva ch’io parlassi subito, quella mattina stessa, col vescovo.

— Io, col vescovo? E perchè? —

Per ovviare a tempo ciò che si stava tramando contro di me.