Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/217

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sa, non può o non vuol vivere. Vuole troppo conoscersi, e non vive.

— Ma nient’affatto! Non riesco anzi a tenermi mai ferma un momento, io.

— Ma vuole vedersi sempre. In ogni atto della sua vita. È come se avesse davanti, sempre, l’immagine di sè, in ogni atto, in ogni mossa. E la sua insofferenza proviene forse da questo. Lei non vuole che il suo sentimento sia cieco. Lo obbliga ad aprir gli occhi e a vedersi in uno specchio che gli mette sempre davanti. E il sentimento, subito come si vede, le si gela. Non si può vivere davanti a uno specchio. Procuri di non vedersi mai. Perchè, tanto, non riuscirà mai a conoscersi per come la vedono gli altri. E allora che vale che si conosca solo per sè? Le può avvenire di non comprendere più perchè lei debba avere quell’immagine che lo specchio le ridà. —

Rimase a lungo con gli occhi fissi a pensare.

Sono certo che anche a lei, come a me, dopo quel discorso e dopo quanto le avevo già detto di tutto il tormento del mio spirito, s’aprì davanti in quel momento sconfinata, e tanto più spaventosa quanto più lucida, la visione dell’irrimediabile nostra solitudine. L’apparenza d’ogni oggetto vi s’isolava paurosamente. E forse ella non vide più la ragione di portare la sua faccia, se in quella solitudine neanche lei avrebbe potuto vedersela viva, mentre gli altri da fuori, isolandola, chi sa come gliela vedevano.

Cadeva ogni orgoglio.