Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/233

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remissione fosse interpretata come vero pentimento, mentre io davo tutto, non m’opponevo a nulla, perchè remotissimo ormai da ogni cosa che potesse avere un qualche senso o valore per gli altri, e non solo alienato assolutamente da me stesso e da ogni cosa mia, ma con l’orrore di rimanere comunque qualcuno, in possesso di qualche cosa.

Non volendo più nulla, sapevo di non poter più parlare. E stavo zitto, guardando e ammirando quel vecchio diafano prelato che sapeva voler tanto e la volontà esercitare con arte così fina, e non per un utile suo particolare, nè tanto forse per fare un bene agli altri, quanto per il merito che ne sarebbe venuto a quella casa di Dio, di cui era fedelissimo e zelantissimo servitore.

Ecco: per sè, nessuno.

Era questa, forse, la via che conduceva a diventare uno per tutti.

Ma c’era in quel prete troppo orgoglio del suo potere e del suo sapere. Pur vivendo per gli altri, voleva ancora essere uno per sè, da distinguere bene dagli altri per la sua sapienza e la sua potenza, e anche per la più provata fedeltà e il maggior zelo.

Ragion per cui, guardandolo — sì, seguitavo ad ammirarlo — ma mi faceva anche pena.