Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/232

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nella confessione aperta di esse da parte mia. Bisognava però, perchè questa confessione non fosse pericolosa, che io dimostrassi nello stesso tempo così viva e urgente per la mia anima la necessità d’un eroico ravvedimento, da ridare a lui l’animo e la forza di chiedere agli altri il sagrifizio dei proprii interessi.

Io non facevo che dir di sì col capo a tutto quello che lui mi diceva, senza forzarmi a scrutare quanto e fin dove quella che era soltanto argomentazione dialettica, prendendo a mano a mano calore, diventasse in lui realmente sincera convinzione. Certo appariva sempre più soddisfatto; ma dentro di sè, forse, un po’ perplesso, se quella sua soddisfazione fosse per vero sentimento di carità o per l’accorgimento del suo intelletto.

Si venne alla decisione chè io avrei dato un esemplare e solennissimo esempio di pentimento e d’abnegazione, facendo dono di tutto, anche della casa e d’ogni altro mio avere, per fondare con quanto mi sarebbe toccato dalla liquidazione della banca un ospizio di mendicità con annessa cucina economica aperta tutto l’anno, non solo a beneficio dei ricoverati, ma anche di tutti i poveri che potessero averne bisogno; e annesso anche un vestiario per ambo i sessi e per ogni età, di tanti capi all’anno; e che io stesso vi avrei preso stanza, dormendo senz’alcuna distinzione, come ogni altro mendico, in una branda, mangiando come tutti gli altri la minestra in una ciotola di legno, e indossando l’abito della comunità destinato a uno della mia età e del mio sesso.

Quel che più mi coceva era che questa mia totale