Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/95

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reste desumerne la mia realtà? Ma questi stessi dati che per sè non dicono nulla, credete che importino una valutazione uguale per tutti? E quand’anche mi rappresentassero intero e preciso, dove mi rappresenterebbero? in quale realtà?

Nella vostra, che non è quella d’un altro: e poi d’un altro; e poi d’un altro. C’è forse una realtà sola, una per tutti? Ma se abbiamo visto che non ce n’è una neanche per ciascuno di noi, poichè in noi stessi la nostra cangia di continuo! E allora?

Ecco qua, terra terra. Siete in cinque? Venite con me.

Questa è la casa in cui sono nato, anno tale, mese tale, giorno tale. Ebbene, dal fatto che topograficamente e per l’altezza e la lunghezza e il numero delle finestre poste qua sul davanti questa casa è la stessa per tutti; dal fatto che io per tutti voi cinque vi sono nato, anno tale, mese tale, giorno tale, rosso di pelo e alto ora un metro e sessantotto, segue forse che voi tutti e cinque diate la stessa realtà a questa casa e a me? A voi che abitate una catapecchia, questa casa sembra un bel palazzo; a voi che avete un certo gusto artistico, sembra una volgarissima casa; voi che passate malvolentieri per la via dov’essa sorge perchè vi ricorda un triste episodio della vostra vita, la guardate in cagnesco; voi, invece, con occhio affettuoso perchè — lo so — qua dirimpetto abitava la vostra povera mamma che fu buona amica della mia.

E io che vi sono nato? Oh Dio! Quand’anche per tutt’e cinque voialtri in questa casa, che è una e cinque,