Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/150

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tutte quelle conquiste del popolo, che gli italiani conservarono per quattro secoli.

La rivoluzione francese scosse dal loro letargo i popoli d’Europa, ed il governo, che i moderni chiamano rappresentativo, fu la barriera, l’ostacolo che gl’impotenti troni opposero all’esigenze del popolo. Abbiamo parlato abbastanza largamente di una tal forma di governo, quindi non è mestieri ritornare sull’argomento; diremo solo che da tale epoca cominciò a germogliare l’ulcera che minaccia di cancrena l’Europa. Intanto l’industria, il commercio, le scienze progredirono; il secolo XIX venne chiamato il secolo del progresso, ed i dottrinarli credettero, o loro convenne credere, che, sotto tale reggimento si compisse gradamente l’educazione del popolo, navigandosi a vele spiegate verso la libertà; strana aberrazione, o strana menzogna. Il secolo decimonono sarà famoso nei fasti dell’umanità, non già per la servile e codarda schiera dei dottrinanti scaturiti dal suo seno, ma perchè in tal epoca il socialismo, d’aspirazione fattosi sentimento ebbe partito, ed avrà attuazione.

La grandezza, la dignità della nazione non va misurata dal numero dei libri che in essa si pubblicano, come la dottrina non è la sola qualità, che determina il conto in cui debba tenersi un individuo. Un dotto, che pone la sua penna a disposizione del maggiore offerente, lambisce la mano che lo sferza, bacia le catene che l’avvincono, e con facile viltà maledice chi cade, nè mai osa di biasimare il potente, non può certamente preferirsi ad un ignorante, che, domo dalla forza, guarda torvo l’oppressore, minaccia ne’ ferri, nè lasciasi intimorire dalla spada, nè dall’oro corrompere; il primo sarà un uomo culto ma degradato, il secondo rozzo ma pieno del sentimento della propria dignità; nell’uno possiamo rappresentare il basso impero e l’Italia al secolo de’ Medici; nell’altro la Roma dei