Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/187

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bitra de’ suoi destini. Quali sono le sue gesta? conserva nella sua costituzione tutto l’ordito d’un governo assoluto, ed affida il supremo maestrato ad un ambizioso e goffo pretendente, e suo primo pensiero è quello di assassinare l’Italia. Finalmente l’esercito, dopo poche ore di strage, proclama l’impero; e la Francia affida i suoi figli ed i suoi tesori con codarda rassegnazione al più ridicolo regime, al più incapace fra gli usurpati governi. Non è nostro proposito ragionare dell’erudizione francese; a noi basta avere dimostrato che non abbiamo bisogno di cercare oltremonte le leggi magistrali della natura, in Italia proclamate prima che altrove. Ma concediamo sotto tale riguardo qualsiasi superiorità alla Francia. Essa rappresenterà un dotto, la cui dottrina è al servigio del successo, di fatti compiuti, e di chi meglio paga. Il dottrinario che trovasi bene in tutte le epoche e sotto qualunque reggimento, e smaltisce con guadagno la propria dottrina, è precisamente la personificazione della Francia. L’Italia invece è un colosso, cinto da catene, circondato d’armati a soffocare in lui ogni palpito di vita; se il gigante svincola uno de’ suoi membri, sbaraglia gli oppressori; ma immediatamente tutta l’Europa corregli addosso per opprimerlo. Facciamo fine alla digressione, che i gallomani hanno provocata, e rispettiamo tutti i popoli, ma senza ammettere nè popoli modelli, nè popoli arbitri delle sorti d’Europa. Il carattere con cui si annunzia la futura rivoluzione, nol comporta. La prima nazione che senza curarsi dell’avvenire abbatterà tutto l’ordine sociale che l’opprime, estirpando fin l’ultime sue barbe, sarà la testa di colonna dell’umanità, e questo popolo potrà essere l’italiano, come il greco, come il francese, come il tedesco; e questo popolo non sarà il più dotto, ma il meno degradato, e quello che maggiormente sente l’oppressione attuale