Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/220

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Infine cotesti dittatori civili preferiscono, quasi sempre, generali stranieri a’ nazionali, imperocchè temono il credito di questi, e più facilmente conservano il predominio su quelli, e così decretano la ruina e la vergogna della nazione; ed atterriti dalla popolarità che acquista un generale, sono riluttanti a condurre di forza la guerra, e se scorgono una probabilità di terminarla, senza più, eziandio con danno della causa, transigono. Finalmente è mestieri riflettere, comunque voglia supporsi perfetto un tale governo, che, in caso di rovesci, il governo non essendo fondato su principii, ma sul carattere e l’opinione degli uomini presso cui trovasi il maestrato supremo, si ricorrerà al volgare e puerile mezzo, quale è quello di cangiarli; e quindi un solo disastro, probabilissimo in simile lotta, basterà per sostituire al potere uomini d’altra gradazione di colore, che daranno alla rivoluzione un nuovo indirizzo politico, e da tale continuo ondeggiamento verrà strozzata. La dittatura in Italia, come in Europa, ha fatto le sue prove. Il governo provvisorio di Milano, quello di Venezia, di Firenze, di Roma, di Sicilia.... potevano decretare tasse, provvisioni militari, far la pace o la guerra, creare cariche (e ne crearono infinite), furono insomma poteri dittatoriali. Che cosa avvenne? Lo stato delle cose rimase ove la nazione l’avea condotto. Nel primo periodo di sua vita la rivoluzione non avanzò d’un passo, anzi, come è natura d’ogni potere, si curò reprimerne, gli slanci, senza accrescerne le forze. Se con la dittatura siamo stati mai sempre vinti, perchè non provare la libertà?

Faremo fine a questo ragionamento con affermare, come cosa per sè medesima evidente, che se la dittatura fosse necessaria all’Italia, in tal caso bisognerebbe disperare affatto del nostro risorgimento. La dittatura in Italia è impossibile; sarebbe lo scoglio della rivo-