Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/246

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maggior danaro, l’agricoltore che ha guadagnato, avrà molto danaro da spendere; il che torna in vantaggio dell’industria, non che di qualunque altro prodotto. Nè qui finiscono i vantaggi; gli operai se pagheranno più caro il pane, prosperando l’industria, crescerà il loro guadagno, e spenderanno pochissimo per l’acquisto di altri generi di cui fanno uso.» Cosi gli economisti, con raffinata ipocrisia, fanno generali alcuni vantaggi che si restringono a pochissimi.

Non è l’agricoltore che ricava profitto dal caro del grano, ma son gl’incettatori, i quali accrescono i loro capitali, volti ad affamare le città; non è l’operaio che sente il vantaggio della prosperità dell’industria, ma il capitalista; e quelle derrate, i cui prezzi per la libertà del commercio scemeranno, sono oggetti di lusso, che non usano nè il povero contadino, nè l’operaio; quindi il libero commercio, come tutte le altre leggi e tutti gli altri ritrovati che aumentano il prodotto sociale, altro non fa che vantaggiare i ricchissimi con danno manifesto de’ poverelli. Per contro, rimessa la società secondo le leggi di natura, i vantaggi del libero commercio saranno evidenti per tutti. Reso impossibile il monopolio, sarà l’agricoltore che godrà del guadagno, il quale, come ora diremo, troverà maggior vantaggio nello spendere i suoi danari che nel conservarli; quindi prosperità dell’industria, di cui godranno tutti gli operai sui quali egualmente è distribuito il lucro; ed infine, contadini ed operai, vivendo agiatamente, faranno uso di molti generi di cui ora neppur conoscono i nomi, e sentiranno il vantaggio di acquistarli a pochissimo prezzo.

Non è il solo aumento del prodotto che accresce la prosperità, ma questo, per riuscire veramente utile, deve accompagnarsi con l’aumento de’ consumatori. Nella società presente cresce continuamente il pro-